9 Apr

La Valle delle Meraviglie e il Bacino dei Laghi Lunghi del Monte Bego

Serbava ancora i ricordi di silenzi assolati,

di lisce rocce montonate,

incise da migliaia di simboli e di figure:

uomini, aratri e buoi, capanne.

Visti e incisi sulle rocce dall’alto,

forse da un preistorico popolo montano,

cacciatore e nascosto,

che amava copiare le scene dalla vita di ogni giorno

dell’altro popolo pastore agricoltore e villano,

che ferveva operoso là dabbàsso.

Rivedeva, con gli occhi della mente di bambino,

gli eleganti voli di poiane dal piumaggio bruno e screziato,

di falchi grigi ardesia col ventre bianco a strisce nere,

di gracchi neri a riflessi verdi e becco giallo

e corallini dal becco più lungo striati di riflessi violetti,

di spioncèlli slanciati in livrea grigio oliva dalla pancia biancastra,

infine le aquile reali, rare, fulvicrinite, perennemente aggressive.

A terra, martore e volpi rosse

e, simili nell’aspetto, donnole e ermellini.

Pensava ai larici, agli abeti rossi, ai pini mughi.

Ma, soprattùtto, alla saxifraga florulenta

“gloria delle Alpi Marittime”.

Il cielo a Casterino pareva più alto, più azzurro.

Tutto era più sereno e più semplice.

I prati a valle del Bego, il “suo” mitico Monte,

erano dènsi di misteriosi ricordi.

Amava il Sole che sorgeva e rinnovava

puntualmente il caldo contatto quotidiano

col “suo” gregge e la natura.

Si diffondeva d’intorno

un che di maestoso e infinito. L’astro solare,

rinato all’aurora, scivolava a valle,

colorando di luce rosa le rocce incise del Bego,

dietro il quale, per non esser visto,

si nascondeva.

All’improvviso una voce imperiosa,

interna, incalzante,

gli ordina di scalare il Monte Bego.

Una cantilena strana

reiterànte infinita. Nel contempo

un ordine misterioso estenuante perentòrio.

In un ultimo attimo di cosciènza ebbe a paragonarlo

al mitico canto delle Sirène,

anche se non lo aveva udito mai . . .

Illuminato dalla Luna Piena

e dalle stelle, cominciò la scalata di notte.

L’ascésa, inizialmente facile,

diventa sempre più difficile,

ma son d’acciaio le mani del soggiogato,

sull’appìglio. Una présa, un metro, un appoggio,

un sostegno, uno sperone, una sporgenza,

un altro passo, una punta . . . immàne l’ultimo sforzo:

evviva! è riuscito! è sulla cima del Bego e . . . la vede.

La vede in tutto il suo splendore.

E’ molto di più di come l’aveva immaginata:

un’incantevole dea dormiente.

Immediato un abbraccio, durante il risveglio sensuale:

milioni di amplessi si condensano nell’Essere,

l’Aurora felice lo bacia.

Ma il Sole s’inalza, lo accieca, lo preme,

lo schiaccia, lo brucia, l’incalza geloso.

Lo spinge e l’uccide dall’alto del Monte.

Precipita e piomba nel fondo per sempre.

Lento il suo corpo si fonde nel verde,

accanto s’essicca una saxifraga grassa

dal lento mortale fiorire,

il canto del cigno si sente lontano.

Aurora riscalda ma non restituisce la vita,

laddove la morte ha ghermito

ora ecco sgorgare una fonte di limpida e diafana

acqua. Esultano nuovi germogli, tripudio

di fiori, di arbusti, di piante, di foglie.

Oggi quel sito ha anche il nome:

Fontanalba o “Fountanalba”, che in tendasco

vuol dire “Sorgente dell’Aurora”.

Paolo Santangelo

Paologelo

4 Mar

Cantiere poesia

Gli umani son grappoli viventi
attaccati all’albero della vita
come colonne nelle cattedrali
in una vicenda alterna ed infinita.
.
Acuta pena mondomateria infesto:
tuo male e mio dolore il Tuo sorriso
pare che, nel perderlo, si estingua…
.
Tetridolci meriggi decembrini
l’aere ed il ciel sono tiepidi ancora
il sole foglie ridipinge  indora,
improvviso in giardino ultime rose
ridono riflettendosi lucenti
nel lago terso dal cielo ridipinto.
.
Coronati da estrose praterie sonanti,
di conche, fronde, affascinanti
di serre incantate, di viole del pensiero,
camelie amaranto e nivee stelle,
genzianelle cilestri; felice manto.
.
Immaginato e dipinto  dal  Pittor
dei Pittori…ma è tardi: tutto gela.

Paolo Santangelo

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L’Essere Supremo – ch’è in/con/per Noi – salvìfica

13 Set

Cantiere poesia

Nostra mente fulgore
e nostra forza,
fa’ che tutti gli uomini
possano essere eguali
con i loro
peccati.
Non ci siano
come ci sono
ingiustizie,
guerre, tragedie, fame,
eterno contrappasso
della morte.

Utopìa:
sappiamo della sorte
che hai promesso
a noi tutti,
di fisiologico attiri
e sempre aspetti,
da dove noi venimmo,
ad ogni vita.
Della Santa Alleanza,
per la prova,
si deve pur passare,
per continuare
a combattere
delle tenebre il Male,
ovunque esso sia,
dalla Luce
che allora Tu ci desti,
nella spirale dei cicli
Universo degli Universi.
Della Tua
ekklesía, non santa,
né infallibile;
dei Capi dei Governi
del pianeta Terra,
assassini,
ladri infingardi:
perdona gli uomini
che li conducono.
Ascolta
questa preghiera
di “nessuno”.
Se non l’accetti,
conducici
serenamente
ineluttabilmente
ad Apocalisse
annunciata,
considerando
l’Esperimento fallito, nonostante l’innocenza
di Alcuni
dei nostri Condòmini
e flora-fauna-altri elementi,
per la malignità
del genere umano.

Paolo Santangelo

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E tutto è d’oro

16 Ago

Cantiere poesia

 
Api fiori libellule
farfalle foglie falene
cetonie: sfolgora tutto
un vivo colore nell’aria
d’oro tremolando
si spegne, laggiù,
incerto e soave.
.
E tutto è d’oro,
palpitanteacceso:
il sole i campi,
la magionetta bianca…
la mia anima
sonnolenza dell’ora meridiana
in caldo d’oro di festosità…
.
I fiori languidiscon
sull’altàna: campanule
garofani, peonie, bianche
orchidee che vengon
dall’oriente…ronzare
ininterrotto di cetonie.
.
Le rane s’addormentano
in brughiera, sul rododendro
sgocciola una secchia.
.
Assopimento all’ora
meridiana. Sognano i fiori
fresca acqua piovana.

Paolo Santangelo

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Amore perduto

16 Ott

Cantiere poesia

Io t’ ho voluto bene
sai . . .
Ricorda e pensa
al paradiso perduto,
che avremmo potuto
possedere, forse,
in qualche mentre
di fugace
gioia.

Scrivo sui vetri
in trasparenza,
ai lumi della strada
di sera,
dalla mia casa.

E’ buio,
e ciò m’ invita
a meditare,
solo.

L’ Universo splende
di nera notte
trapuntata
di stelle,
e il frullo
del mio cuore
si dilegua,
come battito di ali,
in un sussurro spento.

Paolo Santangelo

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Non tutto è invano

28 Set

Cantiere poesia

Il nano
guarda e ride,
salta e si balocca
davanti a tutta
quella folla sciocca,
che ancor più ride.

La folla
cieca uccide
l’anima del nano
con l’egoismo
della gente sciocca
che solo ride.

Il nano
scherza, ride,
corre veloce, si balocca
facendo tanti
versacci con la bocca
piccola, e ride.

Quando
egli è solo,
a casa sua, ripensa
alla natura
crudele, verso lui solo
e, amaro, ride . . .

Ma all’ improvviso,
un bimbo biondo
anch’egli ride
con gli occhi e con la mano;
lacrima dolce, ora scende
al nano . . .

NON TUTTO E’ INVANO!

Paolo Santangelo

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Venere nera

22 Ago

Cantiere poesia

 
 
Venere
Nera
Ti amo
Un amore
Classico
Sensuale
Allegro
Rimpianto
Serenata
Limpida
O no,
 .
Mi piaci
Atavico
Vecchio
Sincero
Orco
Ingenuo
Astuta
Statua
Baby
O no,
 .
Come gli anni
Che porto
Forte
Affanni
Per arrivare
Primo
Nel secolare
Cuore
Della vita
O no,
 .
Nuda
Ti voglio
Veder
Bella
Dolce
Serena
Allegra
Senza nulla
Addosso
Nuda
O no,
 .
Restano
Soli
Gli altri
Arditi
Compagni
Che nodo
Scorsoio
Han fatto
Della vita
Bella?
O no.

Paolo Santangelo

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Il pescatore

31 Mag

Cantiere poesia

Strade tortuose e strette
con tante porte aperte
e tanta fame; stanno, lassù
que’ panni, ad asciugare. . .

Il turista, tedesco o americano,
vuole toccar
con mano questa miseria
onesta e pittoresca
e … click … “eterna”,
nella scatola buia,
fotografia.

Ligure paese!
Risultato di tempi d’ assalti
saraceni, con vie strette così . . .
Fermo restato, nonostante il turismo
porti un po’ di agiatezza,
ai pochi pescatori,
con giàcchio e rezza.

Ma al pescatore non importa
niente degli ospiti stranieri,
dall’ obiettivo crudo e incuriosito,
dipoi mostrato a dito
dall’allegro turista
tra sua gente . . .

Al pescatore importa il suo
lavoro vero, duro,
notturno alle lampare.
Pochi i pesci, due reti,
le bocche da sfamare:
egli continua a vivere così;
prega, alla sera,
e poi . . . s’affida al mare.

Paolo Santangelo

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Napule, tu e io

19 Mag

Cantiere poesia

Io voglio bene a Napule
pecchè ‘o paese mio
è cchiù bello ‘e na femmena,
carnale e simpatia.
E voglio bene a te
ca si napulitana
pecchè si comm’a me
cu tanto ‘e core ‘mmano.
Saje scrivere, saje leggere
parole ‘e passione;
saje ridere, saje chiagnere
sentenno na canzona.
Napule, tu e io…
simme tre ‘nnammurate:
simmo na cosa sola,
gentile e appassiunata.
Nuie simmo ‘e figlie ‘e Napule,
Vommero, Margellina :
quanno se dice “Napule”
s’annomena ‘a riggina!

ANTONIO DE CURTIS  (TOTO’)

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Capodanno a Venezia

16 Mag

Cantiere poesia

Anche quest’anno al “nostro” sempre
siam giunti al giorno del Trentun Dicembre,
ma questo è il più speciale forse
ché anziché nelle morse del gelo,
vediamo l’alba mite
dell’ultima Venezia del 2000 . . .

Il mare, il vento e il cielo
si fondono in tutt’uno
col palafittico ambiente millenario
denso di Storia. Penso
che ’sì piccola cosa
è questo evento umano,
che ad altro Millennio salta
questa notte . . .

Ammiriamo nell’ultimo dell’anno
la piazza dell’evangelista Marco;
rintoccan le campane dei due Mori:
come ogni giorno, sino a quando
il tempo veglierà sull’uomo
nel suo onirico stato. Finché il tempo
lo sveglierà, brillandolo d’Eterno!

Lontano suoni tenui
giungono a noi dalla “Giudecca”;
mentre ride d’immenso
tutto il delta del Po sotto
il dorato ultimo del Sole:
riempie d’ombre e di luci,
ancora umane, quest’ultimo Dicembre
del 2000.-

Paolo Santangelo

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